Io speriamo che me la cavo: ecco i bambini che incantarono gli anni Novanta
È stato uno dei film simbolo degli anni Novanta.
Tanti della generazione dei mitici anfibi Dr. Martens e di Brenda e Brendon di Beverly Hills 90210 ricorderanno il Maestro Sperelli, interpretato da un immenso Paolo Villaggio, che dal Nord fu trasferito per errore alla scuola De Amicis di Corzano, un paesino della provincia napoletana.
Io speriamo che me la cavo è la trasposizione cinematografica dell’omonimo libro di Marcello D'Orta, il compianto maestro-scrittore che pubblicò sessanta temi scritti da bambini di una scuola elementare di Arzano (che nel film diventa Corzano).
Il libro divenne subito un best seller tanto che nel 1992, il Premio Oscar Lina Wertmüller ne fece un film di rara bellezza.
Il film fu girato in Puglia perché non appena la troupe giunse a Napoli fu avvicinata da alcuni personaggi “ben vestiti” – come ha raccontato qualche anno fa Paolo Villaggio in una video-intervista alla trasmissione “La Valigia dei sogni” (clicca qui per vederla) - che pretendevano il 10% del budget del film per permetterle di svolgervi le riprese.
Ma una grande Lina Wertmüller piuttosto che sottostare al ricatto spostò tutto e tutti a Taranto.
Un cast davvero interessante: da Paolo Villaggio, per una volta senza i panni di Fantozzi (altro mito di quella generazione), fino ad una bravissima Isa Danieli che interpreta la disillusa direttrice della scuola.
Ma la vera rivelazione di quel film furono i bambini, gli alunni di quella scuola sgangherata che divenne un po’ la scuola di tutti.
Vincenzino, Raffaele, Totò, Tommasina, Rosinella divennero gli “scugnizzi” più amati di sempre e diedero prova di grande talento e capacità interpretative.
Ma a quasi trent’anni dal famoso “Gennaio, Febbraio e Marzo ma non tutto” (clicca qui per la celebre scena della stagioni), che fine avranno fatto i protagonisti di quel film?
Alcuni hanno proseguito nel campo della recitazione altri invece hanno poi intrapreso altre strade.
Vi ricordate “Vincenzino”? Il bambino che esordisce con un sonoro “Mocc a chi t’è muort”.
Quel ragazzino, all’anagrafe Adriano Pantaleo, di strada ne ha fatta ed è ancora un attore, lo possiamo vedere anche tra i protagonisti dell’ultimo film di Mario Martone “Il Sindaco del Rione Sanità”.
Una carriera costellata di grandi successi, solo per citarne alcuni, dalla fiction tv Amico Mio , in cui interpretava il mitico Spillo, fino al teatro con Gomorra.
Aveva poco più di 10 anni invece Ciro Esposito quando interpretò Raffaele Aiello, il bambino ribelle della terza B della classe di “Io Speriamo che me la cavo”.
Anche Ciro oggi continua con ottimi risultati a fare l’attore lavorando con grande professionalità dividendosi tra cinema, teatro e televisione.
Ha studiato teatro all’ Accademia d'arte drammatica del Teatro Bellini ed è regista di vari cortometraggi Pierfrancesco Borruto, il piccolo Peppeniello.
Stando a quando riportato dal web, Pierfrancesco sta girando a San Leucio del Sannio un cortometraggio dal titolo “L’invito”.
Vi ricordate invece di Totò, il ragazzino con la coppola di pelle che in una scena viene trascinato a scuola a suon di calci e pugni?
Lui si chiama Luigi L’Astorina e dopo “Amico Mio” con Massimo Dapporto e “La Squadra”, si dedica attivamente alla musica: oggi fa il dj.
“Ringrazio pubblicamente Lina Wertmüller per quest’opportunità unica. Ero uno scugnizzo di 14 anni e lei mi scelse in mezzo a circa 2000 bambini che si presentarono ai provini. Io recitai la famosa filastrocca che poi lei stessa inserì nelle 256 pagine del copione del film.
Lavorare con dei mostri sacri del cinema come la Wertmüller ma anche Paolo Villaggio e studiare per tre mesi recitazione e dizione a casa della grandissima Isa Danieli è stata un’esperienza che difficilmente una persona può dimenticare”, così Luigi ricorda la sua avventura sul set di “Io speriamo che me la cavo”
Vi ricordate di Nicola, il paffuto e simpatico bambino che in una scena del film elenca (clicca qui per la scena) al maestro tutti i cibi di una famiglia napoletana, dalla zuppa di carne cotta al soffritto?
Oggi ha abbandonato il cinema e si è dato all’altra sua passione, il cibo.
Mario Bianco, il Nicola del film, come si vede dai suoi profili social, ha aperto tre cornetterie di notte a Torino.
Io speriamo che me la cavo è un film fresco, romantico e intenso che racconta dei pregiudizi e dell’assurdità degli stereotipi. Purtroppo, malgrado siano passati trent’anni, ancora resistono e ancora fanno male.