Tv Amarcord: Super Vicki da robot a infermiera
Ma cosa ne sanno i giovani netflixiani delle serie tv?
Sì, vanno bene Strangers Things, House of Cards e pure Narcos ma se non sapete chi è Super Vicki vi manca l’abc della serialità televisiva, quella cult.
Super Vicki è praticamente l’antenata televisiva di Siri, la voce (talvolta snervante) dei nostri cellulari.
Tra gli anni 1985 e 1990, mentre Craxi governava l’Italia e noi ragazzini facevamo merenda con i “Negretti” (io li chiamavo chichirichì), Mediaset mandava in onda Super Vicki, una sit com americana con protagonista una bambina di 10 anni che in realtà era un robot vestito da campagnola.
Vicki viveva con i Lawson, una tipica famiglia americana in una di quelle case tutte uguali, che si vedevano all’epoca in qualsiasi serie tv a stelle e strisce.
La famiglia Lawson, formata da mamma padre e bimbo (tutti rigorosamente biondi , sorridenti e con quelle colazioni che duravano sei-sette ore) cercavano di mantenere segreta l’esistenza del robot, ma i loro insopportabili vicini, i Brindle, continuavano a “inciuciarsi” e a spuntare nei momenti più impensabili.
Chi non ricorda Harriet, quella bambina odiosa e ficcanaso dai capelli rosso Trump, che “stalkerava” (perché quello era stalkeraggio, ma all’epoca non si sapeva) Jamie il “fratello” di Vichy.
Super Vicki rappresenta perfettamente gli anni Ottanta, e quella generazione lì perché la televisione è da sempre lo specchio della società.
Ma che fine avrà fatto Vicki o meglio Tiffany Brissette, l’attrice americana che la intrepretava?
E Harriet, la bambina dalla frangetta rossa?
Entrambe, dopo il successo della serie tv, hanno cambiato mestiere (fortunatamente?)
Come riportato dal Corriere della Sera, Vicki o meglio Tiffany ora fa l’infermiera in Oregon e Emily Schulman alias Harriet fa l’agente di commercio ma ha ancora i capelli color rosso Trump (almeno è coerente).
Peccato che non se ne abbiano più notizie certe… Però è sempre piacevole fare un salto negli anni Ottanta, quando al pomeriggio in televisione si raccontavano cose leggere sì, ma sempre meglio delle interviste “esclusive” al figlio della mamma della sorella del barista di Gina Lollobrigida.