Al MANN il World Press Photo porta a Napoli i capolavori del fotoreportage mondiale
La fotografia racconta storie. E siccome la storia si ripete, cambiando vestito, maschera o lingua, in quest'ottica non sembra poi così strano che il World Press Photo, il premio più importante al mondo dedicato alla fotografia di reportage, sia quest'anno approdato al MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli nella sua tappa napoletana.
Perché l'orrore che per migliaia di anni abbiamo osservato negli occhi dei cavalli e dei soldati nel mosaico della Battaglia di Isso non è poi così distante da quella che vediamo nei volti del popolo siriano, a cui sono stati dedicati quest'anno numerosi servizi fotografici. Nell'ambito di un percorso che sfiora 42 Paesi nel mondo e oltre 100 città, la tappa partenopea, organizzata dall'ente di promozione culturale pugliese CIME in partnership con il MANN, apre al pubblico dal 14 ottobre all'11 novembre 2019 con 144 fotografie finaliste selezionate fra le oltre 78mila che hanno concorso e apparse nelle più autorevoli testate giornalistiche mondiali. Fra queste è in mostra anche “Crying Girl on the Border”, la foto vincitrice per la prestigiosa categoria Photo of the Year 2019. Lo scatto di John Moore ritrae la piccola Yanela Sanchez, originaria dell'Honduras, in lacrime mentre la madre Sandra viene perquisita e arrestata dalla polizia di frontiera statunitense in Texas, nello scorso giugno. L'immagine ha fatto il giro del mondo ed è divenuta un simbolo della lotta alla politica trumpista di “tolleranza zero”, per la quale i migranti che chiedevano asilo negli Stati Uniti d'America dovevano essere perseguiti penalmente. L'intento di enfatizzare la potenza narrativa della fotografia che il World Press Photo si propone da sempre è quest'anno esplicitamente dichiarato con l'istituzione della categoria Story of The Year, onoreficenza assegnata al fotografo che più di tutti è stato in grado di creare “storie fotografiche” dal forte impatto sociale, documetaristicamente significative e dall'editing ineccepibile. Per il 2019 il premio è andato a Pieter Ten Hoopen per il progetto “The migrant Caravan”, il foto-racconto dedicato alla più grande carovana di migranti dell'Honduras verso gli Stati Uniti: oltre settemila persone di cui un terzo bambini, provenienti da Gatemala, Nicaragua e El Salvador. Anche gli italiani, che come sottolinea la curatrice Babette Warendorf, sono sempre molto presenti nel World Press Photo, si sono fatti spazio in questa edizione: Lorenzo Tugnoli si aggiudica il primo premio nella sezione General News Stories con il reportage “La Crisi in Hemen”, Marco Gulazzani vince nella sezione Environment Stories con “La Crisi del lago Ciad”, mentre Daniele Volpe con lo scatto “Still life Volcano” si aggiudica il secondo posto nella categoria Foto Singole.
“Il grande fotogiornalismo mondiale è testimone coraggioso della libertà di espressione. Guerre, violenza, migrazioni, ma anche bellezza, solidarietà e l'eterna sfida dell'uomo alla natura sono dimostrazione che la storia umana si ripete, letta oggi attraverso la potente fotografia di cronaca , così come ieri raffigurata in dipinti, mosaici e affreschi” dichiara il direttore del museo Archeologico Paolo Giulierini. E aggiunge la curatrice della mostra Babette Warendorf “Trovate che queste foto siano forti? Sono pugni allo stomaco? Non dicono nient'altro che la verità circa un mondo, il nostro, in cui sarebbe necessario cambiare rotta. Tutti ci auguriamo di vedere nelle prossime edizioni meno guerre e più sorrisi”.
World Press Photo 2019
MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Piazza Museo 19, Napoli
Dal 14 ottobre all'11 novembre 2019
www.museoarcheologiconapoli.it
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