La fabbrica del sapere
Inseriti insolitamente tra le destinazioni del FAI dello scorso week end, gli studi RAI sono stati presi d’assalto da curiosi ed appassionati che ne hanno conosciuto storia e segreti.
La nascita del centro di produzione risale al 1958, che è l’anno della posa della ‘prima pietra’ mentre al 1961 risalgono le prime trasmissioni che strizzano, da subito, l’occhio alla BBC e a quel modello televisivo di public service inseguito dalle televisioni di tutto il mondo che aveva visto una straordinaria affermazione con Radio Londra, durante gli anni della guerra e che è visto ancora nel dopoguerra come modello imprescindibile di riferimento metodologico, contenutistico e culturale. Ed è sotto il diktat del ‘servizio pubblico’ che in poco meno di cinque anni l’intero paese si ritrova coperto da ripetitori (naturalmente con un’attenzione rivolta dapprima alle aree più ricche poi a quelle più degradate). Al motto di ‘informare educare e divertire’ si dà il via ad una programmazione che concepisce la televisione come una specie di aula, un salotto esteso, un luogo dove circoli cultura, insomma, che diffonda sapere, istruisca. L’area scelta per la creazione degli stabilimenti è quella nuova, di Fuorigrotta, una zona della città dove il piano regolatore già confinava e concentrava servizi pubblici, strutture di ricerca, impianti sportivi: circa 19.000 metri quadri l’area destinata per gli stabilimenti, di cui 10.000 coperti, uno spazio immenso per la produzione di un servizio continuativo e capillare che vede crescere in maniera significativa anche il suo personale. In pochi anni la RAI registra la presenza di oltre 500 unità lavorative distribuite tra impiegati ed operai (la maggior parte) una 40ina di orchestrali e una dozzina di giornalisti.
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