Cibi bio o low cost?
L'attenzione alla salute e al portafogli
Il 77 per cento degli italiani, oltre tre persone su quattro fanno molta attenzione a quello che mangiano acquistando regolarmente prodotti a denominazione di origine. Una fascia più ristretta, il 45 per cento, si accerta di avere nelle buste della spesa dei prodotti biologici, ma cosa succede quando oltre alla salute bisogna privilegiare il portafogli?
I risultati della prima indagine su "La percezione della crisi e il Made in Italy" realizzata da Coldiretti-Ixè a ottobre 2013, illustrata nel corso del Forum Internazion ale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione, dice che il vero boom di quest'anno riguarda i prodotti low cost, le superofferte che il 47 per cento degli italiani acquista con più frequenza del passato. I comportamenti in materia di alimentazione sono dunque dicotomici: una parte della popolazione è preoccupata per la qualità dell'alimentazione e quindi cerca produzioni garantite, mentre l'altra è costretta suo malgrado ad acquistare prodotti low cost che non forniscono uguali rassicurazioni. Certo, chi se lo può permettere fa attenzione alle denominazioni d'origine, al tipo di produzione e così via, ma la situazione di crisi non deve far pensare che chi rinuncia alla qualità non è interessato alla sua salute. Infatti resta alta, nonostante la crisi, l'opposizione agli organismi geneticamente modificati che sono considerati meno salutari dal 67 per cento degli italiani che hanno partecipato all'indagine, e si è sgonfiato anche il boom nei consumi dei prodotti etnici acquistati solo dal 24 per cento degli italiani forse a causa dei recenti allarmi sanitari, o per la scelta di privilegiare acquisti di prodotti nazionali per sostenere l'economia e l'occupazione in un difficile momento di crisi. Non diminuisce, comunque, l'attenzione per i più bisognosi: sono aumentati, infatti, gli acquisti di prodotti del commercio equo e solidale spesso provenienti da Paesi del terzo mondo che finiscono nel carrello del 38 per cento degli italiani.
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