Je suis Koulibaly… «Ma chi è, Padre Pio?»
«Alla fine è andata come tutti ci aspettavamo. Il Carpi nel primo tempo si è comportato come la classica banda di catenacciari, tutti e undici a difendere la sacre porte del tempio» sentenzia Michele, dopo un’ampia sorsata di cappuccino «e il Napoli a sudare cercando di penetrare i loro angusti spazi. Una faticaccia. A volte è più facile segnare col Real Madrid che con una squadra così, che non si scopre. E a noi non sono mancate le occasioni, con Insigne, Callejon, Higuaìn, ma niente da fare. Nel secondo tempo hanno cercato di osare, e si sono aperti un po’, qualcuno si è ricordato che fa l’attaccante, tipo Lasagna».
«Forse perché era la domenica di carnevale…» commenta Ciro, che ha appena finito il turno di notte e per questo gli risparmiamo i commenti sulla battuta da terza elementare.
«Comunque è stata una partita stanca e nervosa, mettici pure un arbitraggio che è stato quello che è stato: su Callejon il fuorigioco non c’era, il rigore nel primo tempo c’era tutto, invece. Non abbiamo dato il meglio» dice il signor Fernando mesto.
«Vabbè, dai, però mica tutti hanno giocato così. Prendi Callejon, soprattutto nel primo tempo è stato una furia, oppure Koulibaly: praticamente stava ovunque, velocissimo, sulla fasce, centrale, sopra sotto…» obietta Manu.
«Ma chi è, Padre Pio?» ride Anna.
«Quasi, signo’, stava pure sulle mascherine che si sono messi in curva per sostegno al giocatore dopo quello che gli hanno urlato contro a Roma» risponde Manu.
«Je suis Koulibaly» sospira Eduardo, il naso nella Repubblica.
«Chilli fetienti», sempre Anna.
«Comunque, era tutto prevedibile. La capa si sa dove sta…» dice Manu, un occhio al calendario e un occhio alla macchina del caffè.
Sospirano in sincrono.
Il 13 febbraio sanno tutti che succede, ma non si dice, non se ne parla ancora.
Forza Napoli. Sempre.
Foto: Carlo Hermann