Un punto strettissimo
In settimana si era vista sui social una foto dell’arbitro Doveri a Capodichino con il borsone dell’Inter, una cosa così cretina che non poteva essere vera e infatti non lo era; non solo l’arbitro romano in quella foto non è a Capodichino (ci è arrivato venerdì sera) ma soprattutto lo zaino è un regalo dell’Inter a Doveri dopo la Supercoppa Italiana giocata a San Siro un mese fa, secondo una tradizione di doni istituzionali dai club che ospitano le partite più importanti, come il trofeo che si è giocato a San Siro.
Come che sia, ho immaginato che lo zaino contenesse una versione riveduta e corretta del manuale del gioco, laddove era specificato che concedendo un rigore nei primi dieci minuti di gara, alla squadra beneficiaria del penalty poi non è concesso reclamare altro. Non mi do altre spiegazioni alla scandalosa cecità di Doveri da Roma nei confronti di episodi pesantissimi, su Insigne (punito addirittura con un’ammonizione per simulazione) e su Osimehn (e non dimentichiamo che proprio per colpa di un giocatore dell’Inter, Škriniar, che gli ha spaccato la faccia nella gara di andata, Viktor Osimehn ha un meccano al posto degli zigomi e ora gioca con una mascherina come Zorro).
Non è, caro Doveri, che quando concedi un rigore, dopo gli altri possono fare quello che vogliono. Ma questo passerebbe in secondo piano, se non fossimo così incazzati per un risultato così, un pareggio ridicolo, che lascia l’Inter in testa.
Nel primo tempo quelli dell’Inter ci hanno preso a mazzate, ma noi li abbiamo presi a pallonate. Un dominio assoluto a cui, come spesso accade, non è corrisposto un adeguato risultato. C’è di buono che sono tornati a pieno regime i giocatori impegnati in Coppa d’Africa, Koulibaly in particolare da capitano della nazionale vincente (voi l’avete vista Egitto-Senegal? No? Peccato, è stata divertente assai. È stata il giorno dopo la finale di Sanremo, vinta da un cantante di origini metà sarde e metà egiziane. Egitto, non si può avere tutto...), dicevo abbiamo recuperato Osimehn, Koulibaly, Anguissa – entrato nel secondo tempo e mai entrato davvero in partita – Insigne in condizione… e poi?
Poi, un tiro in porta, uno solo e andiamo nel pallone, non ci riprendiamo più e restiamo come sovrastati. Sovrastati, sì, anche fisicamente perché tra Insigne e con l’ingresso di Mertens l’attacco è scomparso davanti alla difesa nerazzurra (Attenzione: ricordiamo che Dries “Ciro” Mertens non solo è bellissimo ma è altissimo, uno splendido, monumentale vichingo biondo: eppure per un effetto meramente ottico davanti al metro e 88 di Škriniar bizzarramente sembra meno alto. Ma resta altissimo).
Ora non resta a Spalletti che recuperare le energie e prepararsi alla prossima partita che... oh cacchio, c’è il Barcellona!