La magia negli scatti di Maia Flore
Ragazze belle come fate galleggiano nell’aria, ma come gli angeli restano a metà tra la terra e il cielo: è maggiore la forza che le fa volare o quella che impedisce loro di librarsi?
Impossibile non perdersi alla scoperta del lavoro di Maia Flore, artista francese, autrice di scatti unici che è possibile ammirare a partire dal 7 maggio negli spazi dell’Istituto Grenoblein una mostra –Imagine France- organizzata da Atout France con l’Institut Français. Conosciamo meglio il suo lavoro.
D. Sei giovanissima, ma il tuo lavoro è già molto denso, maturo, e i tuoi riferimenti definiti: hai una particolare fonte di ispirazione? Un artista il cui lavoro ti ispira e ti indirizza?
R. Il lavoro quotidiano è una fonte formidabile di ispirazione. La noia, l’orizzonte, la calma, lo humour, tutto lo è nello stesso modo. Amo tantissimo cercare, scoprire nuovi lavori e nuovi artisti ed oggi è difficile non incrociare immagini, se ne incontrano anche migliaia al giorno, è ad esse che mi ispiro. Non mi ispiro a nessuno in particolare, non ho un nome, piuttosto mi diverte ascoltare che cosa gli altri pensano dei miei lavori.
D. Scegli quasi sempre donne come protagoniste delle tue visioni oniriche, visioni ambientate in atmosfere rarefatte e lattescenti. Quale la ragione?
R. All’inizio del mio lavoro accadeva. Faceva parte della mia ricerca. Ora non più. Nel progetto Imagine France c’è anche Jeremy, un artista visivo, spesso presente nei miei lavori. Non do importanza al modello protagonista delle mie fotografie, quello che conta è che condivida con me un universo intimo, che interpreti il mondo che i miei personaggi popolano: è successo così nel progetto Imagine France: abbiamo vissuto in due un’avventura che ha prodotto immagini che risultano come delle brevi storie.
D. Nel progetto ImagineFrance ti sei fusa/confusa con 25 luoghi della tua amata Francia. C’è un posto in particolare che ameresti ‘interpretare’, un luogo di interesse storico, artistico o ambientale al quale regalare il tuo tocco magico, il tuo passaggio leggero? (non so se in occasione della mostra sei stata a Napoli, se conosci la nostra città, ma magari anche una località campana)
R. Non conoscevo nessuno dei siti nei quali mi sono ‘fusa’ prima di arrivarci. E così ogni arrivo è stata una scoperta e ogni scoperta qualcosa di meraviglioso. Se devo scegliere un luogo, non ho dubbi: il Pic du Midi (una montagna dei Pirenei che sulla sulla vetta ospita un osservatorio astronomico, n.d.r.) che è stata la nostra prima tappa ed un’esperienza fuori dal comune: eravamo non solo tanto vicini alle stelle da sentirne l’energia, ma il nostro ritmo è stato completamente stravolto per poterle osservare al meglio. Dormivamo di giorno e la notte restavamo svegli per poterne rubare al meglio l’essenza e scattare fotografie. La sensazione dell’essere isolati dal mondo, in vetta a una montagna persi tra le nuvole ad osservare le stelle, è pura gioia. Sono stata di passaggio a Napoli una sola volta, nel 2012 quando mi trovavo a Roma in occasione della mia prima mostra in Italia all’Artothèque. In soli tre giorni ho scoperto una città incredibile di cui conservo un ricordo meraviglioso, unico. Un’immagine tra le tante che porto nel cuore? Quella di quattro uomini che spostavano una macchina di peso per far passare un taxi!